Nasce Oliva Rosa

"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile"
San Francesco d'Assisi


Sei separata o ti stai separando?

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Stai cambiano il tuo “piano di vita”?


Esci dal tuo guscio!
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domenica 1 luglio 2012

Quale colpa si può imputare a chi subisce le decisioni di altri?

Olivette Rosa ... ma se ci pensassero davvero ... ad
"Una donna o un uomo abbandonata/o, che ha creduto nel matrimonio, perché dovrebbe vedersi negato un sacramento importante come quello dell’eucarestia.
Quale colpa si può imputare a chi subisce le decisioni di altri?"


Il divorzio e l’ipocrisia della Chiesa Postato da  

Peggio divorziati che assassini?

Un articolo di un ben noto settimanale italiano mi ha fatto riflettere su una questione spinosa come quella del divorzio, o meglio dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei divorziati. La posizione ufficiale è netta: chi ha divorziato e si è risposato non può essere assolto e fare la comunione, a differenza di chi è solo separato o anche divorziato. Ma esiste anche un’altra realtà, quella dei preti che negano l’eucarestia a chi è solo separato. Durante una recente visita milanese il papa ha dichiarato: “Ai divorziati risposati dobbiamo dire che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli. Anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’eucarestia, vivono pienamente nella Chiesa”.
Devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli. Ma il divorzio non è certo una malattia da curare. Pur credendo fermamente all’istituzione del matrimonio, al fin che morte non vi separi, non posso non pensare alle tante persone che il divorzio non lo desiderano, ma lo subiscono. La vita può allontanare, si possono prendere decisione senza curarsi della persona a cui si è giurato di stare accanto in ogni situazione. Una donna o un uomo abbandonata/o, che ha creduto nel matrimonio, perché dovrebbe vedersi negato un sacramento importante come quello dell’eucarestia. Quale colpa si può imputare a chi subisce le decisioni di altri?
Peggio divorziati che assassini? Sembrerebbe che per la Chiesa la risposta sia affermativa. Tra i dieci comandamenti ricordavo il NON UCCIDERE. Certo esiste il pentimento, e la Chiesa accoglie i pentiti. Ma credo che questa sia solo ipocrisia. Chi divorzia viene meno ad un giuramento professato davanti a Dio, ma anche questo peccato, se così può essere chiamato, dovrebbe poter essere perdonato. Un credente deve poter conservare il diritto a far parte pienamente della propria comunità religiosa. Deve poter vedere la propria parrocchia come un punto di riferimento e non luogo dove essere additato come un appestato.
Il matrimonio si poggia soprattutto sul valore della fedeltà. E dunque, forse ingenuamente, credo che anche a chi viene meno a questa promessa dovrebbe essere preclusa la comunione. Anche di fronte a chi confessa la propria infedeltà il sacerdote dovrebbe impedire il sacramento in questione.
Se i divorziati, per riprendere le parole del Pontefice, vivono pienamente nella Chiesa, perché vietar loro il ruolo di madrina e padrino? Anche il ruolo di guida religiosa non può essere da loro assunta. Ma magari potrebbero svolgere questo compito molto meglio di chi ne ignora il vero significato. La Chiesa dovrebbe diffondere la parola di Cristo, essere una guida per i fedeli, essere un punto di riferimento per i bisognosi. Dovrebbe svestire i panni d’intransigente giuria!

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