Nasce Oliva Rosa

"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile"
San Francesco d'Assisi


Sei separata o ti stai separando?

Ora che non sei più “moglie” hai voglia di ricotruirti un'identità e non sai dove partire?

Stai cambiano il tuo “piano di vita”?


Esci dal tuo guscio!
Insieme, proprio come l'olio, riusciremo a stare a galla!

domenica 8 luglio 2012

FIORI DA CALPESTARE

LA LUNA E’ ALTA NEL CIELO,
UNA VIVIDA LUCE ILLUMINA LA NOTTE
UNO STRANO PRESENTIMENTO MI TURBA.
LE TEMPIE PULSANO.
LE MANI TREMANO,

L’ATTESA SI FA SPASMODICA.
ALL’IMPROVVISO UN RUMORE DI PASSI SI AVVICINA:
“FINALMENTE … SEI ARRIVATA!”

HA GLI OCCHI GONFI DI PIANTO.
LEI URLA
”TI ODIO.”
E FUGGE ...

"ASPETTA, ASPETTA … ASCOLTA"
UN’ARIDA TRISTEZZA MI OPPRIME:

PER LA PRIMA VOLTA HO TRADITO.

VEDERE UNA DONNA PIANGERE E’ SCONVOLGENTE.

MA PERCHE’ NOI UOMINI SIAMO SEMPRE IN CERCA DI “FIORI” DA CALPESTARE?

(dal web Fernando)

giovedì 5 luglio 2012

E su "Il Vostro Quotidiano" si parla anche di Oliva Rosa

Separazioni, affidi e disagi economici - Scende in campo la rete di associazioni

"Il progetto, sperimentato in Brianza, potrebbe fare da apripista a livello nazionale. Nella rete non solo i padri separati, i cosiddetti nuovi poveri, ma anche tante mamme, nonni e persone in difficoltà economiche alla ricerca di un lavoro e di una nuova vita. Obiettivo: salvaguardare la famiglia in tutti i suoi aspetti" di Laura Marinaro

  
Non solo padri separati, la rete di associazioni si occupa di mamme, nonni e persone disagiate 
Non solo padri separati, la rete di associazioni si occupa di mamme, nonni e persone disagiate

MILANO – La separazione, i figli, i disagi economici, i problemi legati all’affido e alle cause dei minori. Tutti problemi devastanti per la vita di una famiglia che spesso, nelle difficoltà delle istituzioni, le associazioni sostengono. Ed è proprio una rete di associazioni che si occupano della famiglia quella costituita a Monza. Promotori sono i volontari del sodalizio CresciAmo Insieme, che insieme a Figli Liberi, Papà Separati Lombardia e l’Arca di Noè, gestiscono lo sportello istituito in collaborazione con l’ex assessorato alle pari opportunità dal nome evocativo “Separamandosi”.

NON SOLO PADRI SEPARATI – E nella rete non solo i padri separati, i cosiddetti nuovi poveri, ma anche tante mamme, nonni e persone in difficoltà economiche alla ricerca di un lavoro e di una nuova vita. «Quello che vogliamo fare è davvero aiutare le persone bisognose di risolvere problemi che normalmente non è facile accollarsi per un’istituzione – ha spiegato Daniela Greco, avvocato civilista e presidente di CresciAmo insieme – noi mettiamo a disposizione volontariamente la nostra esperienza di avvocato, psicologa, consulente del lavoro e insieme ai volontari ascoltiamo e dialoghiamo con le istituzioni». Tante sono le storie affrontate dal tema da tutti i punti di vista, prima di tutto con l’ascolto e la consulenza allo sportello (attivo ogni mese 4 martedì pomeriggio in piazza Carducci e un mercoledì sera alla casa del Volontariato di via Correggio), ma anche con l’approfondimento di temi come la ricostruzione psicologica dell’identità di chi si separa, i figli e la bigenitorialità, la mediazione familiare e la stessa costituzione della coppia che diventa poi famiglia. «Abbiamo organizzato diversi incontri e ne faremo altri – ha aggiunto la psicologa Annalisa Orsenigo esperta del Tribunale dei Minori – da noi arrivano casi di violenza domestica, ma anche di gestione dell’handicap, ragazze madri e padri disperati perché non riescono a fare i padri e molte sono le straniere non solo extracomunitarie».

UNA STORIA - Alida è equadoregna. Lei è arrivata in Italia 12 anni fa a seguito di una parente e 12 anni fa si è innamorata di un brianzolo. «Tutto andava bene, è nato anche un meraviglioso bambini che ora ha 5 anni – ha raccontato – fino a che lui mi ha lasciata per un’altra e io sono rimasta senza casa, e senza anche lavoro. Io faccio di tutto per far vedere sempre il bambino a suo padre, ma mi sono rivolta allo sportello sia perché adesso ho anche perso il lavoro di badante che avevo, perché sono morti gli anziani che assistevo e ho bisogno di un aiuto concreto, ma anche perché il mio ex non vuole che il bambino conosca i nonni in Equador: allo sportello ho trovato quel sostegno che le istituzioni non mi hanno dato».

E nella rete è entrata anche l’associazione di ("donne e" n.d.r.) mamme separate di Monza Oliva Rosa che aiuta le donne sole con figli a rimettersi “in circolo e in gioco” con tante iniziative e raccoglie le storie delle più sfortunate. «Noi ci concentriamo sui sentimenti e sui risvolti sociali che una neo-separata si ritrova, a suo malgrado e con sua sorpresa, a fronteggiare – ha spiegato Elena Gualerzi – oggi si parla molto dei padri ed è vero che la maggior parte di loro soccombe ("che alcuni di loro sono in difficoltà" n.d.r.), ma il trauma è anche per noi e noi vogliamo superarlo insieme ai nostri ex e ai nostri bambini».
Un esempio: Ilaria aveva 33 anni, aspettava il terzo figlio e con suo marito Luca andava tutto felicemente. Oggi ha 37 anni, lei e Luca si sono separati 2 anni e mezzo fa. «Cosa è successo in questi 3 anni? Il mondo ha tremato, il mio universo è imploso ed esploso, la mia vita è totalmente cambiata …»

http://www.ilvostro.it/sociale/separazioni-affidi-e-disagi-economici-scende-in-campo-la-rete-di-associazioni/42017/

domenica 1 luglio 2012

Quale colpa si può imputare a chi subisce le decisioni di altri?

Olivette Rosa ... ma se ci pensassero davvero ... ad
"Una donna o un uomo abbandonata/o, che ha creduto nel matrimonio, perché dovrebbe vedersi negato un sacramento importante come quello dell’eucarestia.
Quale colpa si può imputare a chi subisce le decisioni di altri?"


Il divorzio e l’ipocrisia della Chiesa Postato da  

Peggio divorziati che assassini?

Un articolo di un ben noto settimanale italiano mi ha fatto riflettere su una questione spinosa come quella del divorzio, o meglio dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei divorziati. La posizione ufficiale è netta: chi ha divorziato e si è risposato non può essere assolto e fare la comunione, a differenza di chi è solo separato o anche divorziato. Ma esiste anche un’altra realtà, quella dei preti che negano l’eucarestia a chi è solo separato. Durante una recente visita milanese il papa ha dichiarato: “Ai divorziati risposati dobbiamo dire che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli. Anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’eucarestia, vivono pienamente nella Chiesa”.
Devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli. Ma il divorzio non è certo una malattia da curare. Pur credendo fermamente all’istituzione del matrimonio, al fin che morte non vi separi, non posso non pensare alle tante persone che il divorzio non lo desiderano, ma lo subiscono. La vita può allontanare, si possono prendere decisione senza curarsi della persona a cui si è giurato di stare accanto in ogni situazione. Una donna o un uomo abbandonata/o, che ha creduto nel matrimonio, perché dovrebbe vedersi negato un sacramento importante come quello dell’eucarestia. Quale colpa si può imputare a chi subisce le decisioni di altri?
Peggio divorziati che assassini? Sembrerebbe che per la Chiesa la risposta sia affermativa. Tra i dieci comandamenti ricordavo il NON UCCIDERE. Certo esiste il pentimento, e la Chiesa accoglie i pentiti. Ma credo che questa sia solo ipocrisia. Chi divorzia viene meno ad un giuramento professato davanti a Dio, ma anche questo peccato, se così può essere chiamato, dovrebbe poter essere perdonato. Un credente deve poter conservare il diritto a far parte pienamente della propria comunità religiosa. Deve poter vedere la propria parrocchia come un punto di riferimento e non luogo dove essere additato come un appestato.
Il matrimonio si poggia soprattutto sul valore della fedeltà. E dunque, forse ingenuamente, credo che anche a chi viene meno a questa promessa dovrebbe essere preclusa la comunione. Anche di fronte a chi confessa la propria infedeltà il sacerdote dovrebbe impedire il sacramento in questione.
Se i divorziati, per riprendere le parole del Pontefice, vivono pienamente nella Chiesa, perché vietar loro il ruolo di madrina e padrino? Anche il ruolo di guida religiosa non può essere da loro assunta. Ma magari potrebbero svolgere questo compito molto meglio di chi ne ignora il vero significato. La Chiesa dovrebbe diffondere la parola di Cristo, essere una guida per i fedeli, essere un punto di riferimento per i bisognosi. Dovrebbe svestire i panni d’intransigente giuria!