«In oriente, catturano le scimmie con un semplice artifizio: Si servono di un cesto con una piccola fessura e poi ci mettono dentro un frutto. Poi, legano il cesto ad un palo.
La scimmia arriva, mette la zampa dentro il cesto e afferra il frutto. Chiudendo la mano e stringendo saldamente il suo premio, la mano diventa troppo grossa per uscire dalla fessura. Allora gli uomini arrivano e la catturano. Resta intrappolata dalle sue stesse credenze. Non c'è nient'altro che la trattiene. Potrebbe andare via facilmente se lasciasse andare il frutto. Ma non mollerà mai la presa. Ciò che la intrappola è un pensiero: "se lascio andare perderò qualcosa". Questo stesso concetto intrappola anche noi. Sentiamo che se lasciamo andare cio' che abbiamo - il nostro sè limitato - perderemo qualcosa. Così ci aggrappiamo saldamente alla nostra identità o ego, e restiamo intrappolati. Se lasciamo la presa, e questo ci fa paura perchè non sappiamo cosa ci aspetta, saremo liberi.
La scimmia arriva, mette la zampa dentro il cesto e afferra il frutto. Chiudendo la mano e stringendo saldamente il suo premio, la mano diventa troppo grossa per uscire dalla fessura. Allora gli uomini arrivano e la catturano. Resta intrappolata dalle sue stesse credenze. Non c'è nient'altro che la trattiene. Potrebbe andare via facilmente se lasciasse andare il frutto. Ma non mollerà mai la presa. Ciò che la intrappola è un pensiero: "se lascio andare perderò qualcosa". Questo stesso concetto intrappola anche noi. Sentiamo che se lasciamo andare cio' che abbiamo - il nostro sè limitato - perderemo qualcosa. Così ci aggrappiamo saldamente alla nostra identità o ego, e restiamo intrappolati. Se lasciamo la presa, e questo ci fa paura perchè non sappiamo cosa ci aspetta, saremo liberi.
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